Chiarezza. Riduzione della complessità. Non potevamo predicare bene e razzolare male. Talk the talk and walk the walk, direbbero gli inglesi. Abbiamo quindi iniziato dalla nostra identità visiva. Una partenza che potremmo definire di sintesi estrema: usare due soli elementi. Questo, però, ci ha consentito di focalizzare l’attenzione sui due concetti fondamentali di Iura Design: scrittura e design.
Iniziamo con il cerchio: la scrittura non deve avere spigoli. Aggiungiamo il quadrato: un buon design rende solido un progetto. Mettiamoli insieme. Ecco Iura Design, dove il design — visivo, di servizi o altro — ha sempre, rigorosamente al suo centro la scrittura. Da qui procediamo nel percorso di creazione del pittogramma, cioè di quell’elemento grafico che spesso troviamo come parte integrante di un logo.
Una piega, una rotazione di 90° in senso antiorario ed ecco il pittogramma di Iura Design: una lettera I e una lettera D. Anche qui sintesi. Estrema. Una volta progettato il pittogramma, abbiamo voluto continuare a restare semplici. Abbiamo dunque puntato sulla tipografia: il nome Iura Design e nulla più. Certo, ma quale carattere utilizzare? Oggi come oggi le opzioni non mancano. Anche in questo caso abbiamo voluto partire dal ragionamento: a cosa servono i caratteri nella scrittura, se non ad aiutarci nel farci comprendere al meglio? La scelta, allora, non ha potuto che ricadere su Matthew Butterick e sui caratteri da lui creati.
Autore di Practical Typography e Typography for Lawyers, Matthew Butterick è sia type designer che avvocato. Sostiene che la buona tipografia debba far parte di un buon esercizio della professione di avvocato (“Good typography is part of good lawyering”). Noi pensiamo che la buona tipografia possa, debba fare la sua parte non solo per gli avvocati, ma in tutta la comunicazione. Abbiamo scelto Concourse come carattere bastone (sans-serif ). È il carattere utilizzato per Iura Design. Equity è il carattere graziato (serif ). Li trovate utilizzati anche nel sito.
Un cerchio, un quadrato. Sintesi estrema, sicuramente. Ma questo non rischia di comportare rigidità? Non è detto. Partendo da due semplici forme, infatti, le si può utilizzare per comporre molteplici simboli. Per generare pattern. Una diversità di soluzioni che ha lo scopo di comunicare (anche) un concetto: la semplicità, se si fa attenzione alle scelte che si fanno, non è povertà, ma ricchezza.
Ed ecco finalmente il colore. Non se ne poteva più di tutto questo nero. Ancora una volta abbiamo cercato di tenere al centro l’inclusione. In questo ci è stato di grande aiuto Color Blindness Simulator. Simula la resa dei colori per diversi deficit visivi e permette scelte che tengano conto di (quasi) tutte le necessità. Chiaro, con una palette di molteplici colori non è facile fare in modo che tutti siano sempre facilmente distinguibili per chiunque. Specie quando le soluzioni valide per alcune situazioni risultano non esserlo per altre. La scelta perfetta non esiste, sia chiaro. Abbiamo però provato a tenere fede a ciò in cui crediamo: scegliere sempre la maggiore inclusione possibile.
Dulcis in fundo, i loghi per Legal design e Scrittura inclusiva. Pittogramma, logotipo (cioè il nome, questa volta scritto con il carattere Equity) e motto (payoff). Ecco, è tutto. O meglio, in realtà non è ancora nulla. Perché il percorso è appena iniziato.